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News

La vite come essere vivente nel suo ecosistema

Giugno 2017

E’ responsabiltà del vignaiolo preservare l’ambiente migliore nel quale la vite possa esprimere il suo potenziale.

Il mio approccio in viticoltura è frutto di un semplice ragionamento. Vedere la vite come un essere vivente inserita nel suo ecosistema.
Noi esseri umani ci ammaliamo più facilmente in inverno, la vite in estate, ma entrambi se abbiamo un buon bagaglio immunitario, riusciamo a superarle senza alcun intervento di farmaci.
La vitalità sta alla base del processo. Ogni intervento agronomico in vigna deve essere rivolto a preservare la fertilità del terreno, substrato nel quale la vite dimora e trae energia.
Nella difesa fitosanitaria uso gli induttori di resistenza, che sono dei prepararti di estrazione principalmente vegetale, che fortificano e al tempo stesso stimolano le autodifese della pianta.
Fosfiti e saponine di estrazione vegetale inducono l’autodifesa, alghe brune ed estratto d’aloe fortificano e danno vitalità, il silicio favorisce l’inspessimento dell’apparato fogliare, la propoli con azione antisettica.
Purtroppo solo questi non bastano a superare le malattie tipiche come oidio e peronospora, ma danno un grosso aiuto, anche nella riduzione dei principi attivi utilizzati.
Il vignaiolo in sé è padre, amico, ma anche medico delle proprie viti. Ognuna ha una propria vita e richiederebbe un intervento a sé anche nelle cure, ma il limite oggi è che ogni intervento viene fatto indistintamente. Più interventi di massa si fanno e più la vite rischia di indebolirsi. Il vantaggio dei fitoforticatori è che in ogni intervento, anche se uguale per tutti, la vite trae ciò di cui ha bisogno ed il resto è semplicemente in più, ma non dannoso o inquinante.